domenica 8 giugno 2008
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sabato 7 giugno 2008
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Curiosità su Spallanzani

Il carattere ombroso ed egocentrico di Spallanzani, oltre a procurargli nemici nell'ambiente pavese, gli fece interrompere o incrinare rapporti e amicizie importanti come quelle con Vallisneri o con Haller.
Spallanzani, il fondatore del museo
Spallanzani nacque il 12 gennaio 1729 a Scandiano, vicino a Reggio Emilia, da Gian Nicola, giureconsulto, e da Lucia Ziliani, primo di nove fratelli. Anche se agiata, la famiglia numerosa condizionò la sua precoce scelta per lo stato clericale. Fatti i primi studi a Scandiano, a 15 anni entrò nel Collegio dei gesuiti di Reggio per seguire i corsi di retorica e filosofia e di qui passò a Bologna per studiare diritto e seguire così la carriera paterna. Spallanzani decise però di abbandonare il diritto per la filosofia naturale, spinto a ciò dalla cugina Laura Bassi, docente di Fisica generale all’Università. A Bologna Spallanzani studiò anche greco, francese, matematica e astronomia, e apprese l'uso del microscopio. Accettò quindi nel 1757 l'insegnamento di greco nel Seminario e di fisica e matematica all'Università di Reggio. Nel 1762, a trentatré anni, prese gli ordini sacerdotali e nel 1763 si trasferì a Modena per insegnare filosofia all'Università e matematica e greco presso il Collegio di San Carlo. Grazie alla fama acquisita con le ricerche condotte tra il 1761 e il 1768, Spallanzani fu chiamato a Pavia dal plenipotenziario della Lombardia austriaca Carlo di Firmian per ricoprire l’insegnamento di Storia Naturale in una delle fasi più intense della riforma dell’Università. Spallanzani si trasferì a Pavia entro il novembre del 1769 e assunse la cattedra e la direzione del Museo dell’Università, di cui fu anche rettore nell’anno 1777-1778. Pur lamentandosi del clima insalubre della città, vi rimase per trent’anni, anche se passò sempre le vacanze estive a Scandiano. Qui Spallanzani aveva un proprio laboratorio e il suo personale museo di storia naturale. A Pavia, tra il 1770 e il 1778, Spallanzani abitò nell'ex convento di San Epifanio, attuale sede dell’Istituto di Botanica. Si trasferì poi in una casa in contrada del collegio Castiglioni, l’attuale via S.Martino. La mattina, prima e dopo la messa, era dedicata all'allestimento delle esperienze e alla valutazione dei risultati . Dopo pranzo Spallanzani si recava in università a fare lezione. Nel tardo pomeriggio riprendeva il suo lavoro di sperimentazione e stesura delle memorie scientifiche, che concludeva nella serata, dopo cena. Durante i suoi anni pavesi, Spallanzani interruppe spesso questa routine compiendo almeno 13 grandi "escursioni". Il viaggio certamente più avventuroso fu quello via mare a Costantinopoli, nel 1785: rischiò prima di naufragare e poi di essere gettato in mare dall'equipaggio che lo credeva uno stregone. Prudentemente Spallanzani intraprese il viaggio di ritorno via terra, attraversando la Valacchia, la Transilvania, l'Ungheria e l'Austria. Durante il suo viaggio a Costantinopoli, Spallanzani fu accusato del furto di reperti del Museo di Pavia dal custode Serafino Volta, che sosteneva di averli visti nel museo privato dello scienziato a Scandiano. La vicenda si concluse dopo un anno con la completa assoluzione di Spallanzani, l’allontanamento di tutti i collaboratori e il biasimo ufficiale dei professori coinvolti nella congiura: il matematico Gregorio Fontana, l’anatomo Antonio Scarpa e il botanico Giovanni Antonio Scopoli. Anche Alessandro Volta, sia pure in modo più defilato, aveva mostrato di condividere i sospetti su Spallanzani. Questi si sarebbe vendicato ferocemente di lì a poco dei suoi detrattori, principalmente di Scopoli, oggetto dei suoi attacchi in due opuscoli firmati sotto lo pseudonimo di Dr. Lombardini, e vittima di una beffa scientifica: aveva infatti scambiato l'esofago di un pulcino abilmente preparato per un verme intestinale e come tale (Physis intestinalis) lo aveva descritto nel suo Deliciae florae et faunae Insubricae. Spallanzani continuò a lavorare come al solito fino a qualche giorno prima della morte. Lo scienziato morì nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 1799 nella sua abitazione di Via S. Martino a Pavia per un tumore alla vescica, malattia di cui soffriva da tempo. Si suppone sia stato sepolto al cimitero maggiore (S. Giovannino). Secondo la consuetudine del tempo sul corpo fu certamente eseguita l'autopsia poichè alcuni organi (la vescica e l'uretra) si conservano nel Museo per la Storia dell'Università di Pavia, insieme ad alcuni suoi gloriosi cimeli. A sua memoria rimangono un busto, una lapide murata nel portico orientale del primo cortile dell’Università e una statua di marmo, opera dello scultore Condorelli, attualmente collocata a Palazzo Botta nel giardino dell'ex Istituto di Zoologia "Lazzaro Spallanzani". Anche uno dei collegi universitari di recente istituzione porta il nome del nostro scienziato. La città di Pavia gli dedicò una via che collega l'Università alla Piazzetta delle Rose, luogo certamente caro al grande maestro. Organizzazione

mercoledì 4 giugno 2008
Un pò di storia!!!

L’origine del Museo di Storia Naturale si colloca nel vasto contesto di provvedimenti previsti dalla Riforma teresiana per un rinnovamento generale dell’Ateneo. Costituito a scopo didattico dietro sollecitazione di Lazzaro Spallanzani, titolare della cattedra omonima neo-istituita, il Museo ebbe inizio nel 1771 con un primo nucleo di minerali inviati in dono dall’Imperatrice Maria Teresa d’Austria. Le collezioni, formatesi attraverso raccolte personali, acquisti, scambi e donazioni, nel 1775 furono allestite nella prestigiosa sede del palazzo Centrale dell’Università , dove rimasero, incrementandosi, per oltre un secolo. Nel 1778, alle sezioni già esistenti di zoologia e di mineralogia, fu aggiunta quella di anatomia comparata avviata con i reperti provenienti dal Gabinetto di Anatomia fondato dall’anatomo chirurgo Antonio Scarpa.Diversi collaboratori, nominati per scopi e in momenti sempre ben circostanziati, affiancarono Spallanzani nella cura e nell’ordinamento delle collezioni e nella stesura dei cataloghi. Tra i primi coadiutori vi furono Serafino Volta e Giovanni Antonio Scopoli , ai quali fu affidata la cura della sezione zoologica, e Padre Ermenegildo Pini, dedito alla mineralogia. Rilevante fu poi la figura del custode e preparatore Vincenzo Rosa, autore anche di due importanti trattati sulla tassidermia (“Metodo di preparare e conservare gli uccelli per i Gabinetti di Storia Naturale” del 1789 e “Metodo di preparare e conservare gli animali per un Gabinetto di Storia Naturale” del 1817). La responsabilità della sezione mineralogica fu affidata dal 1790 a Giovanni Martinenghi.La fama del Museo, ricco già nel 1780 di oltre 24.000 esemplari, interessò autorità e personalità scientifiche e ispirò al poeta e matematico Lorenzo Mascheroni alcuni versi del componimento didascalico “Invito a Lesbia Cidonia” (1793).Dopo la morte di Spallanzani, avvenuta a Pavia nel 1799, lo sviluppo del’istituzione e l’incremento delle collezioni proseguirono con i successori Giuseppe Mangili, Gian Maria Zendrini e Giuseppe Balsamo Crivelli.Con l’approvazione del Regolamento speciale d’Ateneo, che decretava l’inserimento dell’anatomia comparata nella Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e separava la zoologia dalla mineralogia, gli insegnamenti furono eretti prima a Cattedre e poi a Istituti. Di conseguenza, dal 1875 anche il Museo di Storia Naturale fu suddiviso nelle sue sezioni, che divennero altrettanti musei autonomi abbinati agli istituti omonimi. La zoologia fu affidata a Pietro Pavesi, l’anatomia comparata a Leopoldo Maggi e la mineralogia dal 1887 a Torquato Taramelli. Seguendo il trasferimento degli istituti, il Museo di Anatomia Comparata nel 1903 e quello di Zoologia nel 1935 trovarono adeguata collocazione a Palazzo Botta; il Museo di Mineralogia, che comprendeva fossili, minerali e campioni geologici, fu sistemato in altri locali del Palazzo Centrale.Verso la metà del XX secolo, quando l’interesse per i musei naturalistici fu superato dal progresso tecnologico e dal repentino sviluppo di innovative branche di ricerca, anche presso gli Istituti dell’Ateneo pavese prevalse la necessità di reperire spazi da adibire a laboratori. Intorno al 1960, con l’eccezione dei preparati strettamente legati alla didattica universitaria, le collezioni di zoologia, anatomia comparata e paleontologia furono trasferite negli ampi locali del Castello Visconteo nell’intento di allestire in quella sede civica un museo aperto al pubblico, purtroppo rimasto irrealizzato. Gli anni a seguire furono, per i preziosi reperti, di inesorabile degrado, fino alla istituzione del Centro Interdipartimentale di Servizi Musei Universitari che, dal 1995, sta operando il recupero di tutto il materiale mediante restauro conservativo dei reperti. In sintonia con la recente generale rivalutazione del Museo come insostituibile strumento didattico, il Centro valorizza parte delle collezioni in esposizioni tematiche temporanee rivolte agli studenti, alle scolaresche e al vasto pubblico [Immagini dell'ornitologia nell'800 a Pavia (aprile 1996), Pesci di ieri e di oggi (aprile 1997), Artigli e zanne: grandi e piccoli predatori (aprile 1998), Dalle proscimmie all'uomo (sett.98), Il museo di Lazzaro Spallanzani (1771-1799)(1999 , Balene e delfini i giganti del mare.In linea con l’esigenza di conservare le testimonianze che raccontano la storia locale delle scienze naturali per divulgarla e trasmetterla alle generazioni future, è in fase di progettazione la sede definitiva del Museo di Storia Naturale, inserita nel Parco dei Musei al polo scientifico dell’Università. La struttura in programma sarà idonea a riunire tutte le collezioni storiche e a proseguire la raccolta e la conservazione di preparati recenti, sarà destinata alla fruizione pubblica e allo sviluppo dei vari settori in cui può articolarsi la ricerca scientifica di interesse naturalistico.















